Nel 2016 ebbi per la prima volta in vita mia un’iterazione fisica con lo storico cantante dei vecchi Spandau Ballet: EGLI mi strinse la mano!
Ma partiamo dall’inizio.
Negli anni ’80 il dubbio amletico che non faceva dormire i teenagers dell’epoca era: SPANDAU BALLET o DURAN DURAN ?
Lo confesso, io ero una duraniana, una fan sfegatata di Simon Le Bon (il nome dice tutto!) e la mia compagna di banco a scuola, quando ancora si era talmente vicini da consentire suggerimenti durante le interrogazioni o copiature durante i compiti in classe (sia chiaro, era lei che copiava da me, ma era lei che mi sussurrava le soluzioni alle domande terribili dei professori!), apparteneva alla fazione Spandau Ballet.
In effetti il gruppo aveva un sound sofisticato e un frontman belloccio: Tony Hadley, così decisi di far parte anche della fazione Spands e di “innamorarmi di Tony Hadley” (Simon non era geloso) per ripicca nei confronti della mia compagna di banco che invece aveva una cotta per Martin Kemp.
(Tony e Martin in futuro hanno litigato e causato l’uscita del cantante dal gruppo, ma io e la mia compagna di banco non ci sentiamo responsabili di ciò, Simon dice….).

2016 – Padova, concerto degli Spandau Ballet prima che si sciolgano di nuovo. Io e un altro nostalgico fan partiamo in auto e i nostri posti a sedere al palasport padovano sono nella curva ovest del palco. Prevediamo di vedere Tony grande come una pulce.
L’atmosfera mi riporta ai favolosi anni ’80 e il 95% del pubblico presente ha più o meno la mia età.
Tony ha una voce fantastica come sempre ma è un po’ più in carne rispetto all’epoca d’oro degli Spands.
So da gossip certi che collabora con un’azienda di produzione di birra e ogni volta che lo vedo in foto recenti ha un bicchiere di vino in mano. Credo gli piaccia bere.
Il concerto è molto animato e le canzoni tutte conosciutissime.
Ad un certo punto Tony presenta al pubblico una bottiglia di birra, probabilmente di sua produzione, la tracanna tutta d’un fiato e subito dopo mostra un bicchierino di whiskey che segue subito il percorso digestivo della birra.
Poi si sposta dal palco assieme al chitarrista.
Sparisce dalla vista del pubblico e… come per magia riappare nei corridoi del palasport esattamente a pochi metri di distanza da me.
Lo osservo eccitata ma anche incuriosita perché noto che si ferma davanti a un bidone della spazzatura e ci sputacchia qualcosa dentro.
Poi arriva proprio davanti a me che sono schiacciata nella transenna laterale della curva ovest.
Lui e il chitarrista iniziano a farmi la serenata e a cantare Gold, un’adorabile ballata che solo in questo momento in cui capisco l’inglese mi rendo conto che si tratta di un incitamento all’autostima.
Tony con una mano tiene il microfono che è quasi spinto fino alla sua glottide, con l’altra mano inizia ad accarezzare le mani dei suoi fans fino ad arrivare alla mia.
Lo guardo negli occhi, gli sorrido, mi immagino la faccia della mia ex-compagna di banco se mi vedesse in quel momento, gli porgo la mano e lui me la stringe cantando: “You are Gold!”. Quella stessa mano che Tony ha usato per pulirsi la bocca dopo aver sputacchiato dentro il bidone della spazzatura ora stringe la mia.
Il DNA di Tony è sul mio palmo destro e io non mi laverò più la mano!

2020 – Gli Spands hanno già sostituito Tony con un altro cantante, ma io resto fedele e vado al suo primo concerto post-Covid a Salsomaggiore Terme.
Prima di partire però decido di regalargli uno dei miei video danza in apnea scegliendo la canzone che più si adatta a questa attività, ovvero quella che mi ispira movimenti e montaggi video per una breve clip da diffondere nella rete. Scelgo “Take back everything” che a dire il vero non conosco ma mi piace.
Con un cameraman improvvisato creo qualcosa di semplice e breve che esalta la musica di Tony e/o viceversa: “Take back your air”.
L’hotel dove alloggio a Salsomaggiore è proprio vicino all’arena estiva dove si terrà il concerto e tra un temporale e l’altro riesco a controllare che i lavori per la messa a punto del palcoscenico con le luci, le sedie, il mixer ecc… procedano nel modo migliore pur restando nel dubbio se il concerto ci sarà o meno a seconda dell’andamento del meteo. 
In treno mi ero già fatta una scorpacciata di canzoni di Tony e Spands giusto per non essere impreparata.
Il pomeriggio del giorno del concerto Tony è sul palco per le prove generali in un momento in cui il cielo ha dato tregua.
Io sono già tutta in ghingheri per la serata: pantalone fosforescente giallo attira-moscerini, canotta marrone e sopra maglioncino verde pisello radioattivo di Fukushima, voglio che Tony mi veda! E così fa: mentre prova le sue canzoni si gira verso destra e vede una decina di persone che lo osservano stando fuori dall’arena estiva, tra di esse spiccano i miei colori e Tony mi saluta ed esegue un “like” con il suo dito (sì, lo so, voi direte che ha salutato tutti e non solo me, ma di sicuro i miei colori lo hanno abbagliato!).
Finisce il check sound ed io seguendo 12 ragazze fan come me, mi piazzo davanti all’uscita del palcoscenico pronta con il mio cellulare per girare un video selfie.
Le 12 ragazze entrano per un meeting con il cantante e l’organizzatrice afferma che anche nel prossimo turno al massimo potranno entrare 12 persone. Ci siamo! Toccherà a me!
Faccio le prove con il cellulare, funziona, vorrei aver avuto la mia gopro, so cosa gli dirò, mi sono preparata il discorso in inglese un sacco di volte, gli darò il mio biglietto da visita proponendogli un videoclip per il suo nuovo singolo. Gli farò vedere “Take back your air” con la speranza che non mi faccia causa per l’utilizzo di una sua opera d’arte (nel caso mi schiererei dalla parte di Martin Kemp).
Passano i minuti e ancora le 12 ragazze non escono si sentono solo delle urla. Resto vicina all’ingresso dell’arena, voglio essere la prima ad entrare.
Dopo mezz’ora finalmente le 12 ragazze escono ubriache dure e l’organizzatrice avverte che si è fatto tardi e non è possibile fare entrare un altro gruppo di persone.
E pensare che avrei potuto intrufolarmi tra quelle 12 ragazze!!!
Vabbè, aspetterò che esca per riprenderlo.
Tony entra in un’auto parcheggiata dentro l’arena, si apre il cancello, io mi piazzo al lato sinistro dell’uscita, l’auto esce e Tony è seduto davanti al lato destro, cioè opposto a me. Corro dall’altro lato calpestando i piedi a un fotografo e riesco a riprenderlo per qualche secondo. E come potevo sapere che l’auto sarebbe uscita in retromarcia?
Tornando in hotel ripasso le manovre che ha fatto l’autista in previsione di un secondo tentativo a fine concerto.
Sono la prima ad entrare nell’arena per il concerto, il mio posto a sedere è proprio dietro il fondoschiena dell’uomo mixer: non vedo una mazza. Credo sia il posto peggiore di tutta l’arena, dalla camera del mio albergo avrei visto meglio il palcoscenico.
Uno degli organizzatori mi si avvicina e mi tranquillizza dicendo che di lì a poco avrebbero tolto un po’ di mixer… gli rispondo dicendo che aspetto il ”boarding complete” per sgattaiolare in qualche altro posto.
Nel frattempo piove e non piove, gocciola e non gocciola, ombrelli che si aprono e si chiudono, tecnici che corrono avanti e indietro per spostare dei gazebo sul palco e toglierli, io che indosso un grande sacchetto di plastica con cuffia, di quelli che si usano … quando si usano? Forse per mettere via i cappotti e le trapunte negli armadi.
L’ultima sigaretta dell’uomo mixer e …
“Boarding complete!”
Una organizzatrice mi indica un posto alternativo e io non potevo chiedere di meglio. Ci vedo benissimo, e luce fu, e sono vicino alle toilette!
Tony, così come fece durante il concerto degli Spands, ha al suo fianco un bicchiere di Jack Daniel’s, il suo migliore amico, e tra una canzone e l’altra si disinfetta l’ugola ogni volta alla salute di tutto il suo amato pubblico.
A un certo punto ho una visione: sul palco mi appare l’immagine di Kunal Nayyar alias Rajesh Ramayan Koothrappali ovvero il personaggio astrofisico della serie tv “The Big Bang Theory” il quale ha un grosso problema comunicativo: riesce a parlare alle donne solo dopo aver bevuto degli alcolici.
Penso che forse anche Tony riesce a comunicare o a cantare solo dopo aver sorseggiato qualche bevanda alcolica, sta di fatto che regge bene il Jack Daniel’s, non cade dal palco, non oscilla, ciò che dice è comprensibile, riesce a stare con un piede sugli altoparlanti, e sembra ancora in gran forma anche se un paio di volte scoppia a ridere con il tastierista e si dimentica qualche parola. Ma insomma ha poi 60 anni suonati appena compiuti!
Quindi tutto ora mi è più chiaro: Tony Hadley ha la stessa patologia del personaggio Rajesh Ramayan Koothrappali e poiché quest’ultimo alla fine ne guarisce, c’è la possibilità anche per Tony di riuscire a cantare in pubblico senza il suo amico Jack.
In fondo molti cantanti prima dei concerti si fanno qualche pista di coca o anfe, lui solo qualche goccetto di whiskey, quel tanto per dargli l’energia giusta per sorprendere il suo amato pubblico prevalentemente over 50.
Se Masaru Emoto (colui che studiò la memoria dell’acqua sotto gli effetti sonori) fosse stato presente al concerto avrebbe studiato la memoria del whiskey sotto l’influenza della musica di Tony Hadley, quel whiskey leggermente agitato ogni volta che viene sollevato dalla mano di Tony e continuamente shakerato dalle vibrazioni delle onde sonore mentre il bicchiere resta sopra la cassa acustica.
In quella notte idilliaca la luna tenta di assistere al concerto spiando tra le nuvole; alla prima nota vocale di Tony il cielo ha calmato la sua ira confermando i poteri galattici del cantante che ha diviso le nuvole creando un varco sopra tutta l’arena al contrario di chi invece è costretto a convivere con la nuvola dell’impiegato.
Ebbene sì, SuperTony ha i poteri, la musica ha il potere di fare evadere le persone dalla prigione reale in cui vivono ogni giorno, dalle crisi personali e mondiali, dalle pandemie passate presenti e future.
Tony ha cominciato proprio da Salsomaggiore Terme il suo nuovo tour post-pandemico dopo essere stato fermo 6 mesi; questa piccola cittadina ha saputo organizzare bene lo spettacolo grazie all’aiuto di volontari e addetti al montaggio del palcoscenico che hanno lavorato per giorni e ore sotto diluvi universali i cui fulmini hanno evitato le americane metalliche del palco e gli alberi circostanti.
Tony ha fatto il suo show per 1 ora e mezza, lo stesso tempo medio dei film di Woody Allen, e la prima canzone che ha cantato è stata proprio “Take back everything”, quella del mio video, 1 ora e mezza senza interruzioni e senza bis, il tempo che ci ha messo a finire il Jack Daniel’s (forse se gliene portavano ancora avrebbe continuato).
Tutti a nanna alle 22.30… tranne me!
E no, questa volta vado ad aspettarlo dietro il palcoscenico e poiché conosco bene le manovre del suo autista so dove posizionarmi.
Ci sono pochi fan ad aspettarlo, sempre donne over 50, ma d’altronde anche Charles Aznavour aveva le sue fedeli spettatrici dell’epoca che lo hanno seguito fin dall’inizio. Non siamo ammassate come le fan dei Beatles per due motivi: siamo poche e dobbiamo rispettare il distanziamento sociale.
Tony, anche a 80 anni io ci sarò ai tuoi concerti, non temere!
Quindi, cellulare alla mano carico al 79 %, faccio le prove, questa volta sto a sinistra dell’uscita e so che manovre farà la sua auto e dove lui si siederà.
Già che ci sono tengo nella stessa mano anche un mio biglietto da visita per provare a infilarglielo nella tasca della giacca o a darglielo in qualche modo.
Eccolo, vedo che sale in auto, il cancello si apre, lui seduto davanti con il finestrino giù a salutare, sono a pochi centimetri di distanza e rischiando lo schiacciamento del piede destro con la ruota dell’auto, mentre lo filmo gli allungo il mio biglietto da visita e glielo infilo sotto il naso, dicendogli:


– For you!

– Oooh thank you very much, cheers! Good luck anyway thank you for coming, grazie!

Sono lì che ho appena avuto la più bella conversazione della mia vita con Tony Hadley e decisa a continuarla gli dico:

– Iorr vuonderfuLL!

– ah ah ah 


Allora, esaminiamo questa complessa conversazione.
Cheers: perché Tony mi ha detto cheers? Tony in auto aveva in mano un bicchiere pieno di prosecco e quindi è come se mi avesse detto cin cin. Cioè ha mischiato il Jack Daniel’s con il prosecco, se lo faccio io mi ricoverano per coma etilico.
Anni e anni che mi esercito con l’inglese, guardo film in lingua originale, viaggio, scrivo mail ad amici stranieri, ascolto ore ed ore di podcast americani, per questo concerto mi ero preparata un bel discorsetto del tipo: “ Your music has inspired me to dance underwater so I would like to perform in your next song for a videoclip ….” o roba del genere e cosa faccio? In perfetto accento emiliano con la L grossa come la lingua di uno che si è appena fatto un piercing in bocca, conciata come un sacchetto di plastica azzurro per la raccolta della carta, gli dico una cosa banalissima, talmente banale che non susciterebbe interesse nemmeno a una formica. Ergo, che fine avrà fatto il mio biglietto da visita?

  • Tony ha pensato che fossi una escort professionista libera quella sera (ma non mi ha chiamata)

  • Tony l’ha lanciato addosso all’autista

  • Tony l’ha lanciato dal finestrino mentre tornava in hotel e il biglietto è rientrato in auto dal finestrino posteriore aperto sbattendo contro l’occhio destro del passeggero seduto dietro

  • Tony l’ha tenuto per fare il filtro per rollarsi una canna o l’ha regalato al chitarrista per fare il filtro per rollarsi una canna

  • Tony l’ha letto (ESA apnea life style dance instructor) e ha deciso di iscriversi a un corso di danza in apnea

Mah! …  Io aspetto… si sa mai…

Di certo in quel momento mi son sentita una sedicenne, mi son rivista a scuola seduta al banco con la mia ex compagna di studi e suggerimenti, mi son sentita vincente perché io ho interagito con Tony Hadley e (forse) lei non ha mai incontrato così da vicino Martin Kemp.

PS: Dave Gahan mi ha garantito che non è geloso di Tony Hadley.


 

 

 

Il video esclusivo della consegna del biglietto da visita a Tony Hadley

Twitter di TH post concerto

Podcast del 27/10/2020 sul sito Stars Cars Guitars

 

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